“Io condivido” Carlo Pittis condivide: la mia storia: problema, cambiamento, opportunità

Ciao a tutti, sono un imprenditore “sociale”.

Tutto inizia con un problema

E’ Già quando meno te l’aspetti o meglio quando vuole lui e tu hai comunque provato a ignorare che qualcosa non funzionava e alla fine non è neanche stata una vera sorpresa. Finito di lamentarti, piangere (sì anche), incazzarti (molto) e rompere le balle a chi ti sta vicino scopri che il PROBLEMA se vuoi andare avanti deve passare per un CAMBIAMENTO e magari poi si trasforma in un’OPPORTUNITÀ.

Questa è la breve storia che voglio raccontare e che credo possa essere interessante se non per tutti almeno per molti. Una famiglia invidiabile, una moglie bella e in gamba (qualcuno dice più di me … ed ha ragione), due bellissime figlie. Sono un manager di “ragionevole successo”, una bella carriera, belle aziende, consulenza ad alto livello, tante soddisfazioni qualche incidente di percorso gestito bene e con sempre nuove e interessanti opportunità che si aprivano. Chi mi conosce e apprezza sa che ho delle qualità, professionalmente parlando, e certamente anche dei difetti, ma di sicuro nessuno può parlare di me come uno che non ha sempre avuto una sua etica sul lavoro o che non ha dato tutto quello che poteva per l’azienda per cui lavorava, spesso privilegiando il lavoro di squadra, retaggio del passato da sportivo, al successo personale.

Passati i cinquanta decido di tornare a fare consulenza e creo una mia società, Company Future Profile, che attraverso l’approccio concreto derivante dall’esperienza mia e di chi mi ha accompagnato in questa avventura, ha l’obiettivo di affiancare le aziende nel vivo dell’implementazione sui progetti, senza fermarsi solo al livello strategico, sulla carta. Funziona, arrivano clienti legati ai settori in cui ho più esperienza e con alcuni di questi si crea quello che cercavo, ovvero un rapporto di lungo periodo e di reciproca fiducia.

E poi

Non proprio. Qualche disturbo, visite neurologiche, ricoveri per capire quale sia il problema, diagnosi piuttosto preoccupanti. Ma concretamente non ci sono problemi tali da fermarsi o rallentare, almeno per i primi 3-4 anni. Ma i disturbi aumentano, inizi ad inciampare e a zoppicare, e quando sei con un cliente non è bello cascare per terra…, ti affatichi sempre più a prendere treni ed aerei e soprattutto a questo punto la preoccupazione aumenta. Rallenti. Fino a quando ti devi fermare. E scopri che quando hai la tua società se ti fermi non ti deve niente nessuno, che i clienti per cui lavoravi i progetti li chiudono in un attimo, che qualche amico più sensibile ti fa ancora lavorare, anche perché sono le gambe che funzionano male non il cervello…, ma trovare nuovi clienti non è facile mentre fai dentro e fuori dagli ospedali. Se poi in ospedale ci resti per cinque mesi è davvero complicato. Quando pensavi che la tua vita fosse arrivata a un punto morto, si apre però uno squarcio.  Salta fuori che i problemi neurologici erano un effetto e non la causa come si era pensato fino ad allora e quindi con una “bella” operazione al midollo non proprio banale, la causa che era stata rara e complicata da trovare, viene eliminata. I danni rimangono, la camminata non è proprio fluida, richiede bastoni a supporto, ma posso dirmi fortunato perché non peggiorerà e con tanto impegno magari migliorerà.

Il cambiamento

Se ti succede qualcosa del genere, grande o piccolo che sia il PROBLEMA, fisico o anche solo professionale, non puoi affrontarlo continuando a fare le cose come se niente fosse successo. Non può che generare nostalgia e delusione per quello che non è più come prima o senso di sconfitta per la necessità di ridimensionare tutto ciò che è la tua vita. Devi provare a trovare la forza di cambiare, tenendo buono quello che sei e che sai, ma cercando di fare qualcosa che ti permetta di ritrovare un significato a quanto ti è capitato e le soddisfazioni che naturalmente ne conseguiranno. E trovare l’OPPORTUNITÀ, o forse è lei che trova te in questi momenti se sei disposto ad ascoltare. La mia si chiama Alinker.

Alinker è una “walking bike” (www.thealinker.com), ideata, creata e da non molto lanciata in Nord America da una designer olandese Barbara Alink, indirizzata a tutti coloro che come me hanno difficoltà di mobilità ma che non vogliono rinunciare alla loro indipendenza continuando a vivere una vita attiva.

L’ho scoperta per caso cercando sul web e trovando degli articoli su un’attrice americana, Selma Blair, che ha purtroppo la sclerosi multipla ed ha deciso di raccontare la sua storia e come si possa affrontare la malattia. Selma ha scoperto Alinker, capito come questo prodotto possa essere un supporto importante nella sua vita e ne è diventata “testimonial”.Alinker è molto più che un prodotto eccezionale per chi ne ha bisogno, è un approccio diverso alla disabilità, è un’innovazione applicata a far vivere meglio le persone che ne hanno bisogno. Perché spesso se hai problemi di mobilità per una di queste malattie, la sclerosi multipla è una ma ce ne sono moltissime e negli ospedali dove sono stato per qualche mese ne ho conosciute parecchie senza contare i problemi legati alle articolazioni e all’età, il risultato è che tendi a chiuderti in casa, a non uscire se non per pochi metri intorno a dove abiti, precludendoti tantissime occasioni sociali e culturali. Questo ha un impatto enorme dal punto di vista psicologico, la solitudine e la conseguente mancanza di stimoli sono, dopo le limitazioni fisiche, il primo problema legato alla disabilità, un’anticamera della depressione che diventa un’aggravante della malattia. Alinker è quindi un’occasione per parlare di disabilità in modo positivo, è anche una “community”, tramite i Social di cui ho finalmente capito l’utilità, in cui gli “alinkers” si scambiano commenti e sono entusiasti di mostrare i propri progressi e se c’è un evento o addirittura una gara – sì perché ci sono quelli che fanno delle gare su una Alinker…-  si incontrano, sono felici, si sentono ancora attivi, competitivi, ridono.

Alinker grazie a questa storia è ora anche in Italia.

Ne sono diventato l’importatore, avendo creato con alcuni amici una Società Benefit che esprime valori sociali e sostenibili come parte dell’oggetto societario pur mantenendo nello statuto le caratteristiche di azienda che si deve sostenere economicamente.

Utilizzando le mie competenze farò tutto quello che posso per farne un successo per me e per tutti coloro che grazie a me avranno l’OPPORTUNITÀ di averla.

Sono diventato un imprenditore “sociale”, cosa che non avrei mai immaginato, ho la possibilità di utilizzare tutta la mia esperienza sapendo di fare una cosa buona ma senza per questo rinunciare alle mie soddisfazioni professionali e con tutta l’adrenalina che ti può dare una nuova sfida: vedere i numeri che crescono, il raggiungimento degli obiettivi…

Già dalle prime fasi di questa nuova esperienza ho conosciuto persone eccezionali, gente molto diversa da me avrei detto qualche anno fa, ma il mio sarebbe stato un giudizio superficiale. Le persone possono avere molte più cose in comune di quello che sembra e comunque le cose in comune vanno cercate con chiunque e vanno certamente oltre la superficie.

La capacità di capire gli altri e di sapersi relazionare con chi ci sembra diverso è una delle “competenze” fondamentali in questi tempi così complessi, sul lavoro e nella vita.

Problema , cambiamento, opportunità.

Questa è la mia storia e non è ancora finita, anzi un altro capitolo è appena iniziato.

Per maggiori informazioni su Alinker: www.thealinker.it e Instagram @the_alinker_italia per restare sempre aggiornati. Oppure contattatemi, sarà un piacere dare maggiori dettagli.

Alinker si vende direttamente e non è un ausilio medico allo scopo di mantenerne i costi ad un livello il più basso possibile.