‘idea di Bandiera Lilla è nata nel 2012 durante un colloquio del nostro attuale presidente con il padre di un ragazzo disabile che riteneva giusto premiare i Comuni più attenti nei confronti della disabilità. E’ venuto poi naturale collegare l’idea al turismo accessibile anche per congiungere i due aspetti fondamentali, sociale e turismo, per fare rendere conto a tutti che l’accessibilità non è solo un diritto sacrosanto, ma è conveniente per chi la incrementa, pubblico o privato che sia.
In pratica, facendo valere un diritto, chi lo fa ne trae anche un vantaggio consentendo alle persone con disabilità di trascorrere del tempo di qualità nel proprio territorio.
Da qui è nata la prima edizione sperimentale svolta in Liguria nel 2014/15 e pochi mesi dopo è stata fondata l’omonima cooperativa sociale e si è passati all’attività a livello nazionale.
Che tipo di attività svolge?
La nostra attività è molteplice. La nostra missione è quella di contribuire a far crescere l’accessibilità turistica in Italia. Per questo sebbene la parte più evidente sia il conferimento del riconoscimento Bandiera Lilla a quei Comuni (ed in seguito anche ai privati all’interno dei Comuni) che superano le nostre valutazioni, i Comuni che aderiscono sanno bene che la parte più importante è legata al supporto che diamo loro nello sviluppo dell’accessibilità mediante formazione, diffusione di informazioni e buone pratiche, aggiornamento sulle nuove tecnologie disponibili, idee e soluzioni per migliorare non solo l’accessibilità, ma anche l’inclusione. Inoltre siccome alcuni nostri soci sono Progettisti europei, forniamo anche supporto nella progettazione e partecipazione a bandi sempre finalizzati al miglioramento dell’inclusione.
Inoltre la cosa bella è che, diffondendo in un’ottica di massima trasparenza le informazioni di accessibilità che rileviamo, le stesse diventano un prezioso strumento gratuito per persone con diverse disabilità per sapere come muoversi nei territori che abbiamo valutato e riconosciuto meritevoli del riconoscimento. Ciò, dalla parte del Comune, si trasforma in una vera e propria promozione turistica basata su dati concreti.
Oltre alla Bandiera Lilla vera e propria svolgiamo anche attività di diffusione della cultura dell’accessibilità con diverse iniziative tra cui cene al buio, corse dei sindaci e giri per le città in carrozzina, oltre a sensibilizzare le imprese appaltatrici mediante il registro R.A.RE. Sul problema dei raccordi tra rampe e asfalto. Inoltre abbiamo ideato e stiamo diffondendo proprio in queste settimane l’Etichetta Lilla, cioè un sistema di etichettatura originale ed efficace realizzato in collaborazione con l’UICI – Sezione di Savona per rendere fruibili anche a ciechi e ipovedenti le informazioni contenute sulle etichette dei prodotti di largo consumo.
Vi occupate anche di rendere accessibili strade e marciapiedi, oltre a località turistiche?
La nostra attività prevede che i Comuni vengano valutati sulle zone ad interesse turistico, dal momento che ci occupiamo specificamente di accessibilità turistica.
Durante l’analisi territoriale, però, i nostri incaricati compiono una visita completa della città e segnalano le situazioni da sistemare anche al di fuori delle zone ad interesse turistico. Ci capita, ad esempio, di sollecitare l’adozione o la realizzazione del PEBA in quei Comuni in cui non è stato realizzato o necessita di una nuova valutazione, anche se il PEBA non rientra nei nostri criteri di valutazione. Segnaliamo puntualmente le situazioni che necessitano di adeguamento, ove questo sia possibile, e lo facciamo consigliando percorsi partecipati con le Associazioni locali e con l’intervento degli Istituti Tecnici Superiori per Geometri al fine di diffondere sempre di più la cultura della progettazione accessibile che, purtroppo ad oggi non è così comune come dovrebbe. Spesso l’ignoranza dei criteri base di progettazione inclusiva causa errori o mancanze che richiedono poi adeguamenti che, se inseriti da subito nei lavori farebbero risparmiare tempo e denaro.
Due esempi su tutti: realizzare percorsi podotattili durante il rifacimento di un tratto di passeggiata a mare o di rinnovo di pavimentazione non presenta costi aggiuntivi rispetto al progetto che non li prevede. Ben diverso aggiungerli dopo, una volta terminati i lavori di rifacimento. Allo stesso modo inserire avvisatori acustici nei semafori durante la manutenzione ordinaria costa pochi euro. Ben diverso fare un progetto per il completo rinnovo del sistema semaforico…
Per questo anche se l’analisi per la Bandiera Lilla si limita alle zone turistiche, i nostri consigli vanno oltre. Non avrebbe senso non aiutare i Comuni anche in altri ambiti.
Secondo quali criteri si assegna la Bandiera Lilla?
I criteri di valutazione, i questionari e la procedura di lavoro sono stati realizzati con la supervisione della Consulta per la Tutela dei Diritti della Persona Handicappata di Regione Liguria. La valutazione comprende 4 aree specifiche: comunicazione e diffusione delle informazioni di accessibilità, parcheggi e trasporti, impianti sportivi e per ultimo tutto quello che vi è di interesse turistico in un Comune e che comprende piazze pedonali, musei, teatri, centri storici, aree verdi, parchi gioco, biblioteche e spiagge, terme e perfino impianti di risalita nelle località montane.
Questi spazi ed edifici vengono considerati per 4 tipi di disabilità: motoria, visiva, uditiva e patologie ed intolleranze alimentari.
La Bandiera Lilla viene assegnata al superamento del 51% del questionario previa verifica svolta, mediante analisi territoriale, dai nostri incaricati che si occupano anche di raccogliere il dettaglio dell’accessibilità. Sulla base di quanto rilevato al Comune viene fornito un piano di miglioramento da attuare, almeno parzialmente, nei due anni successivi, prima della seguente analisi territoriale. Se non vengono attuati miglioramenti significativi il Comune perde il riconoscimento.
Crediamo che la volontà di mantenere la Bandiera Lilla insieme al supporto da noi fornito e alla collaborazione delle Associazioni locali dia nuove energie ai Comuni ed una nuova visione rispetto all’inclusione. In effetti i risultati dei primi rinnovi, che saranno disponibili a breve, ci confortano in questa convinzione.
E’ difficile diffondere la cultura dell’accessibilità? Se sì, che argomentazioni portate?
Sì, diffondere la cultura dell’accessibilità è un lavoro difficile e che va fatto costantemente per fare sì che il diritto all’accessibilità sia sempre più garantito. La parte positiva è che, per quanto riguarda la progettazione tecnica, non si tratta di cancellare conoscenze acquisite e sostituirle, ma piuttosto di integrarle con criteri oggettivi che vanno oltre le norme di legge e, spesso, con un po’ di buon senso.
Certamente se anche nelle università e nelle scuole superiori si parlasse un po’ di più di questi argomenti, si eviterebbero moltissimi errori e avremmo già un paese più accessibile per tutti.
L’argomento principale da noi portato per stimolare tale cultura è che l’accessibilità oltre che essere un diritto è conveniente e qui possiamo portare fior di esempi, sia nel settore pubblico che privato, in cui un miglioramento della situazione oltre quanto stabilito dalle leggi, è in grado di attrarre un target turistico formato da persone con disabilità che a sua volta può, se trova spazi e servizi adeguati, risollevare le sorti di un’economia perennemente in crisi. Perché costringere il turista disabile a muoversi verso paesi più accessibili, quando rendendo accessibili i nostri territori potremmo consentirgli di visitarli e fruirne?
Un’altra argomentazione è lo spreco di risorse e denaro. Fare i lavori due volte per adeguarli in termini di accessibilità è uno spreco di denaro e risorse pubbliche che oggi i Comuni non possono più permettersi di affrontare. Non ci si può più permettere di compiere errori e di correggerli in un secondo tempo, magari dietro richiesta di singole persone o Associazioni. Per questo è necessario conoscere la cultura dell’accessibilità e della progettazione accessibile: per evitare uno spreco di denaro e risorse. E per questo diffondiamo il più possibile le informazioni di cui siamo in possesso, cerchiamo di stimolare i tecnici, realizziamo interventi formativi dedicati e li videoregistriamo pubblicandoli sul nostro canale youtube affinché chi vuole vi possa attingere le conoscenze che gli servono.
Uno dei nostri argomenti preferiti è “la prevenzione”, come si dice in gergo medico.
In questo caso prevenzione vuol dire attenzione a ciò che si fa, per non doverlo fare due volte. Per questo abbiamo lanciato una iniziativa gratuita volta a migliorare lo stato dei raccordi tra asfalto e rampe e scivoli pedonali che spesso presentano un gradino che vanifica il lavoro di abbattimento delle barriere fatto dai tecnici progettisti.
Che tale raccordo debba essere fatto “senza soluzione di continuità”, cioè che si debba passare dall’asfalto alla rampa e viceversa senza che si trovino scalini, è un obbligo sancito da ben due leggi dello Stato Italiano, di cui troppo spesso né le imprese né i tecnici comunali sono a conoscenza. Noi abbiamo chiesto ai Comuni di deliberare affinché venga inserito nei capitolati di appalto il richiamo a tale obbligo per ricordarlo e tenerlo presente sia alle aziende che alle persone preposte a controllare i lavori.
I Comuni che aderiscono vengono gratuitamente inseriti in quello che abbiamo chiamato “R.A.RE. – Registro rAmpe RaccordatE” affinché siano di esempio agli altri.
Crediamo che questa soluzione possa ovviare almeno in parte al problema. Ovviamente ciò richiederà un po’ di tempo, ma siamo convinti che nell’arco di pochi anni, nei Comuni che hanno inserito tale richiamo nei capitolati di appalto, la situazione dei raccordi sarà nettamente migliorata.
Ecco cosa è per noi la prevenzione: trasformare una buona prassi (o una buona idea) in una consuetudine e darle la massima diffusione possibile.
Non tutti gli interventi di miglioramento hanno costi elevati. In questo caso il costo, per il Comune e per le imprese che eseguono i lavori è addirittura nullo: cambia solo il modo in cui si svolge il lavoro.