A “Io condivido” Cristiana Di Stefano. Lettera al Ministro della disabilità

Mi chiamo Cristina Di Stefano, sono disabile gravissima, sono anche dirigente locale del Popolo della Famiglia e sono stata anche candidata al Senato alle ultime elezioni politiche. Con piacere ho accolto l’avvento del nuovo Ministero per le disabilità (peccato senza portafoglio) ed auguro buon lavoro al Ministro Dott.ssa Alessandra Locatelliì.


Vista la mia condizione e situazione sono molto informata sui problemi legati alla disabilità e su come funziona l’accesso ai vari contributi. Allego un mio breve curriculum. Riguardo il reddito di cittadinanza ai disabili devi sapere che è basato sull’ISEE e nell’ ISEE vengono calcolati come reddito imponibile anche le prestazioni assistenziali, quali la pensione di invalidità, eccetto l’accompagnamento, contributi comunali dati in sostituzione dell’assistenza domiciliare, nei comuni che non sono in grado di fornire personale OSS, contributi regionali quali quello per disabilita gravissima, contributi assistenziali per situazioni di povertà, ecc. In più il disabile che vive in affitto viene penalizzato rispetto al disabile che vive in una casa di proprietà, in quanto non può “scalare l’affitto” dal calcolo, mentre la prima casa di proprietà non viene calcolata come reddito.


dovrei pagarmela da sola con la pensione di invalidità, in affitto, il reddito di cittadinanza è stato negato per un piccolo superamento del tetto prestabilito come condizione per l’accesso al contributo.
Domanda: Ma è mai possibile che le prestazioni assistenziali debbano essere considerate reddito imponibile? Questo nuovo modello di calcolo Isee, dove i disabili vennero definiti, non so se ricorda, ” i nuovi ricchi”, venne portato da Monti e poi Renzi. I disabili fecero ricorso al TAR e lo vinsero, ma Renzi fece un controricorso e poi modifico la legge sui ricorsi, quindi se un disabile volesse fare un ricorso per qualsiasi ragione dovrebbe pagare più di €600. Quando fecero questo reddito di cittadinanza, fu adottato lo stesso criterio da governo.


Non è giunto il tempo di porre fine a questa ingiusta iscriminazione e disparità di trattamento riservata ai disabili più soli e abbandonati di chiunque altro?
Altra cosa… I disabili da 74% al 99% non tutti ricevono la stessa indennità, che viene anch’essa calcolata sul reddito e se disgraziatamente una persona in tali condizioni riesce a trovare qualche piccolo lavoro occasionale e poi sulla dichiarazione dei redditi risulta un reddito imponibile superiore a €5000, non solo si
vedrà revocare l’assegno l’invalidità, ma dovrà restituire tutti i proventi ricevuti in precedenza.
Infine volevo portare alla luce il grave problema della disparità di trattamento dei disabili da Regione a Regione, che causa discriminazioni su discriminazioni.


Ci sono solo alcune regioni e comuni in Italia che offrono adeguati strumenti e contributi per l’assistenza necessaria al disabile grave gravissimo e/o anche per migliorarne la sua qualità di vita presso il proprio domicilio, recitano la legge 104 e la Costituzione e la maggior parte delle altre regioni che come aiuto principale e unico a volte, offre solo l’ospedalizzazione in strutture che troppo spesso offrono una qualità di vita inaccettabile, che portano anche a gravi episodi di alienazione e violenza subiti dai disabili. Propongo quindi di considerare creare un valido Piano Nazionale che ponga fine a queste gravi problematiche.
Propongo altresì, visto che non saranno portate a €1000 le pensioni, di alzare almeno, usando il criterio del buon padre di famiglia, il tetto massimo di accesso alla pensione di invalidità con accompagnamento, per permettere ai disabili gravi che possono lavorare da casa, in struttura, o in cooperativa, ecc., di poter lavorare per pagarsi l’assistenza necessaria per vivere, senza dover chiedere l’elemosina e senza perdere la prestazione assistenziale, poiché nei comuni e nelle regioni provvedono alla loro assistenza e sopravvivenza.
Resto in attesa di eventuali comunicazioni, vi ringrazio per l’opportunità, vi auguro buon lavoro e vi saluto cordialmente.


Bene, staremo a vedere cosa succede nei prossimi giorni, se qualche funzionario risponderà alla mia PEC …e chissà potrebbe anche accadere che il Ministro trovi interessante qualche mia proposta e la realizzi al più presto. Mi piace pensare positivo e credere che esistano persone che pensano come me, che fare politica sia metterci a servizio degli altri per il raggiungimento del bene comune.

L’idea di scrivere al Ministero per le disabilità mi è venuta ieri sera, ascoltando un mucchio di imprecisioni e sproloqui pronunciati da politici e giornalisti durante una trasmissione in TV, riguardo pensione di invalidità, accompagnamento e reddito di cittadinanza. L’argomento principale della discussione in atto in quel momento era il reddito di cittadinanza, se fosse giusto continuare ad erogarlo ed a chi, quali erano i soggetti aventi diritto che ne avevano usufruito in passato, chi ne stava usufruendo attualmente, a quali soggetti avrebbe dovuto revocarlo il Governo attuale e a chi sarebbe stato giusto versarlo tutta la vita.


Ed ecco che, subito, quelli in difesa del provvedimento si giocano la carta vincente del: “Volete togliere il reddito di cittadinanza ai disabili che sono impossibilitati a lavorare? Vi rendete conto che senza il reddito di cittadinanza e con la sola pensione da fame non potrebbero sopravvivere?”.
Il mio primo pensiero è stato a quanto fossero disinformati, male informati o addirittura in malafede su questo argomento. Possibile che nessun politico e giornalista presente in studio conosca i criteri di accesso al reddito di cittadinanza, per un disabile e per un familiare convivente di un disabile? Evidentemente no, altrimenti capirebbero che grazie al calcolo Isee, nel cui conteggio, le prestazioni assistenziali come la pensione di invalidità e/o i contributi erogati da comune e regione per l’assistenza ai
più gravi, vengono conteggiati come reddito imponibile, sarebbe praticamente impossibile non superare il tetto massimo di accesso al Reddito.


Suppongo che la stragrande maggioranza dei percettori del Reddito di Cittadinanza, siano gli invalidi al di sotto del 80%, percettori di un misero assegno di inabilità e nullatenenti, che poi però continuano a lavorare in nero, come facevano prima della creazione del reddito di cittadinanza.
Se avessi ragione, come credo, questo provvedimento che tutti i politici difendono e vogliono mantenere in piedi, si rivela completamente fallimentare al fine di debellare il lavoro nero, la triste condizione degli invalidi civili e dei disabili, nella lotta alla povertà e all’illegalità. Senza contare che il denaro gettato alle ortiche, per versare miliardi di euro, a chi è già stato indotto, dai criteri adottati dai Governi precedenti a giocare sporco per ottenerlo, potrebbe essere utilizzato per aumentare le pensioni di invalidità fino a €1000 mensili, che permetterebbe una vita dignitosa anche ai disabili che vivono soli senza il supporto di una famiglia alle palle, promessa fatta in campagna elettorale dalla coalizione che ha vinto le elezioni, poi subito rientrata, cancellata, di cui nessuno ora parla più.


Durante la trasmissione ho anche sentito dire che ai malati oncologici viene data la pensione di invalidità con accompagnamento. Questa cosa non mi risulta affatto, anzi so per certo che in caso di tumore viene sì riconosciuta una percentuale anche totale di invalidità, così come viene rilasciato il certificato della legge 104, utili al malato per ottenere l’esenzione anche totale di una buona parte delle terapie ed esami, non di tutti, ma in modo temporaneo fino a revisione, perché oggi fortunatamente la stragrande maggioranza dei tumori solo curabili.

Ma nello sventurato caso di un malato di tumore dagli esiti fatali, altamente invalidante, dati i tempi lunghissimi di riconoscimento di una pensione di invalidità con accompagnamento, superiori ad un anno e la difficoltà nel poterla ottenere, poiché occorre avere molti requisiti e sottoporsi a più visite per vedersela attribuire, un malato di tumore aggressivo ed invalidante, non farebbe in tempo a riceverla con tutti gli arretrati, perché morirebbe prima.

Riguardo il reddito di cittadinanza ai disabili devi sapere che è basato sull’ISEE e nell’ ISEE vengono calcolati come reddito imponibile anche le prestazioni assistenziali, quali la pensione di invalidità, eccetto l’accompagnamento, contributi comunali dati in sostituzione dell’assistenza domiciliare, nei comuni che non sono in grado di fornire personale OSS, contributi regionali quali quello per disabilita gravissima, contributi assistenziali per situazioni di povertà, ecc.
In più il disabile che vive in affitto viene penalizzato rispetto al disabile che vive in una casa di proprietà, in quanto non può “scalare l’affitto” dal calcolo, mentre la prima casa di proprietà non viene calcolata come reddito.


dovrei pagarmela da sola con la pensione di invalidità, in affitto, il reddito di cittadinanza è stato negato per un piccolo superamento del tetto prestabilito come condizione per l’accesso al contributo.
Domanda: Ma è mai possibile che le prestazioni assistenziali debbano essere considerate reddito imponibile? Questo nuovo modello di calcolo Isee, dove i disabili vennero definiti, non so se ricorda, ” i nuovi ricchi”, venne portato da Monti e poi Renzi. I disabili fecero ricorso al TAR e lo vinsero, ma Renzi fece un controricorso e poi modifico la legge sui ricorsi, quindi se un disabile volesse fare un ricorso per qualsiasi ragione dovrebbe pagare più di €600. Quando fecero questo reddito di cittadinanza, fu adottato lo stesso criterio da governo.


Non è giunto il tempo di porre fine a questa ingiusta iscriminazione e disparità di trattamento riservata ai disabili più soli e abbandonati di chiunque altro?
Altra cosa… I disabili da 74% al 99% non tutti ricevono la stessa indennità, che viene anch’essa calcolata sul reddito e se disgraziatamente una persona in tali condizioni riesce a trovare qualche piccolo lavoro occasionale e poi sulla dichiarazione dei redditi risulta un reddito imponibile superiore a €5000, non solo si
vedrà revocare l’assegno l’invalidità, ma dovrà restituire tutti i proventi ricevuti in precedenza.
Infine volevo portare alla luce il grave problema della disparità di trattamento dei disabili da Regione a Regione, che causa discriminazioni su discriminazioni.
Ci sono solo alcune regioni e comuni in Italia che offrono adeguati strumenti e contributi per l’assistenza necessaria al disabile grave gravissimo e/o anche per migliorarne la sua qualità di vita presso il proprio domicilio, recitano la legge 104 e la Costituzione e la maggior parte delle altre regioni che come aiuto principale e unico a volte, offre solo l’ospedalizzazione in strutture che troppo spesso offrono una qualità di vita inaccettabile, che portano anche a gravi episodi di alienazione e violenza subiti dai disabili. Propongo quindi di considerare creare un valido Piano Nazionale che ponga fine a queste gravi problematiche.
Propongo altresì, visto che non saranno portate a €1000 le pensioni, di alzare almeno, usando il criterio del buon padre di famiglia, il tetto massimo di accesso alla pensione di invalidità con accompagnamento, per permettere ai disabili gravi che possono lavorare da casa, in struttura, o in cooperativa, ecc., di poter lavorare per pagarsi l’assistenza necessaria per vivere, senza dover chiedere l’elemosina e senza perdere la prestazione assistenziale, poiché nei comuni e nelle regioni provvedono alla loro assistenza e sopravvivenza.
Resto in attesa di eventuali comunicazioni, vi ringrazio per l’opportunità, vi auguro buon lavoro e vi saluto cordialmente.
———————————