Ciao a tutti, oggi voglio condividere con voi una mia opinione personale e mi piacerebbe sapere cosa pensate voi di determinate frasi. Frasi che io non amo ascoltare, dette da persone che conoscono o non conoscono il mondo della disabilità per etichettarla in modo diverso. Come già sapete, la mia è una disabilità neuro motoria, sono in carrozzina e la mia voce, detto fra noi, non è chiara, limpida, ma non per un problema cognitivo, bensì perché sono affetta da disartria (disturbo del linguaggio di tipo motorio).
Quando incontro una persona per la prima volta vorrei iniziare a interagire con lei, ma quando la stessa esordisce con la frase “Non mi piace la parola normodotato”, vi dirò che nei primi minuti ha un grande effetto anche su di me, ma poi mi chiedo: “Sta cercando di rinnegare la meraviglia dell’ essere normodotato per mettermi a mio agio?” Assurdo!! Qualunque persona disabile vorebbe provare o riprovare una meraviglia del genere! Sono frasi che riportano alla propria condizione e da lì noi disabili dobbiamo ripartire, delineare la nostra diversità, non per farci compatire, ma perché per riuscire ad andare avanti bisogna essere consapevoli dei propri limiti.
Quando ascolto le persone che si esprimono con certi termini per affrontare il tema della disabilità, credo che non vogliano solo evidenziare questa parte di noi. Temo però che il risultato sia proprio quello. Frasi come “Non mi piace la parola normodotato” vengono dette per annullare i limiti della disabilità, sminuire la diversità, ma è veramente possibile? Forse non ci si rende conto che in realtà non si sta parlando della persona, ma solo e sempre dei suoi limiti. Ci definiscono persone “uniche”, “speciali” e ci dicono che la disabilità è una grande risorsa! Ed io che credevo di aver raggiunto degli obiettivi grazie al mio impegno e alla mia determinazione!!!
Se la disabilità fosse veramente ciò che esprimono queste frasi credo che sarebbe bellissimo. Non avremmo più problemi, troveremmo tutti un lavoro, potremmo salire sui mezzi pubblici, entrare dappertutto, saremmo pieni di amici. Peccato che la realtà sia molto diversa!! Persona con disabilità significa che la disabilità è una compagna di vita che si può amare o non amare; essa non ci rende né unici e né irrecuperabili e sarebbe un enorme passo avanti se venisse vista in questo modo da tutti. Le frasi che io non amo ascoltare sono tantissime e come ho già detto non distinguono la disabilità fisica dall’intelligenza, sensibilità, determinazione che una persona può avere. Ascoltarle, credetemi, non è per nulla divertente, anzi mi fanno riflettere su quanto ancora c’è da fare.
Credo che per non ascoltare più queste frasi che non hanno senso basterebbe che le persone fossero più razionali senza farsi condizionare dai pregiudizi. Mi piacerebbe un giorno sentir dire che sono una persona speciale per la mia gentilezza, sensibilità, determinazione, se qualcuno crede davvero che queste qualità io le abbia. Mi piacerebbe avere un confronto diretto con le persone, senza intermediari, dove possono anche venir fuori i miei difetti, il mio essere troppo apprensiva e la mia testardaggine, sentirmi dire senza scuse né giri di parole che non capiscono il mio linguaggio, che ci sono barriere architettoniche e non posso partecipare a degli eventi…. Sarei felice se associazioni e cooperative sociali si interessassero al mio progetto “Io condivido e tu?” dandomi fiducia perché ritengono che possa diventare un progetto utile a tanti e apprezzassero il mio impegno per portarlo avanti.
Chi mi conosce sa che per me questo è un argomento fondamentale. Credo che una corretta comunicazione possa essere il giusto input per avvicinarsi alla disabilità e soprattutto sia importante dare credito alla persona. Come può essere l’handicap un valore aggiunto? Se proprio vogliamo parlare di ciò che fa la differenza, ritengo che sia la determinazione e l’impegno con cui la persona riesce a gestire il “problema” disabilità, iniziando con il pensare a come poter uscire da casa, a come superare le barriere architettoniche che incontrerà, visto che sono sempre presenti, organizzarsi per farsi capire attraverso la sintesi vocale e cercando un’inclusione che, nonostante la si promuova in tutti i modi e se ne parli continuamente, è ancora un obiettivo lontano da raggiugere.