Quattro mila chilometri in bici per ambiente e disabilità

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Pedaleranno per ben quattromila chilometri: per capirci, la stessa quantità di strada percorsa in un Tour de France o in un Giro d’Italia. Solo che, nel caso della quarta edizione della «NorthCape4000» partiti da Rovereto il 24 luglio scorso, si arriverà, dopo ventidue giorni di pedalate, fino a Capo Nord, subito dopo la città finlandese di Rovaniemi: sì, esatto, parliamo proprio della città di Babbo Natale, in Lapponia. Una impresa alla quale credono i 195 corridori, pronti ad attraversare undici nazioni. Perché il fine è più che nobile: pedalare, e tanto, per sensibilizzare quante più persone possibili al tema della sostenibilità ambientale. Ed ognuno di questi sportivi impegnati nella missione di «Bikepacking», partiti da viale Gianni Lazzari, la galleria centrale dei nuovi spazi produttivi Be Factory (a basso impatto ambientale e sul Leno) all’interno del Progetto Manifattura a Rovereto, ha una storia da raccontare e più di un motivo per affrontare l’eroica pedalata.

Sono ciclisti provenienti da quaranta nazioni diverse e sempre più numerosi quando la NorthCape4000 chiama a raccolta. Dopo le edizioni di Firenze, Arco e Torino, e un anno di fermo dovuto alla pandemia. Ma come è nata la «NorthCape4000»? La «colpa» è di un toscano, Andrea Tozzi, il quale, ormai undici anni fa, decise di andarsene fino a Capo Nord partendo da Carmignano, in provincia di Prato: 4.467 chilometri e 52 giorni di viaggio in sella alla sua bici da corsa color verde. Quell’avventura è finita in un libro, «In bici a Capo Nord. Dalle colline toscane al Circolo polare artico». E dopo, eccone un’altra di avventura, non più in solitaria ma da condividere con gli altri: la North Cape 4000, la cui prima edizione si è svolta nel 2017 con partenza da Firenze.

Tra i partecipanti di questa ultima edizione la parola d’ordine è perseverare, anche a costo di sembrare dei matti da legare. Come i due ciclisti di Gubbio, in vena di confessioni alla partenza: «Ci definiamo dei ciclo-viaggiatori ed è la prima volta che affrontiamo un percorso così lungo. Chi ce la fa fare? Lo sapete: Gubbio è la città dei matti, bene, noi abbiamo tenuto fede al nostro soprannome». Solo che questi simpatici ciclisti umbri sicuramente non si accontenteranno di fare i proverbiali tre giri intorno alla fontana del Bargello, per essere spruzzati e ricevere la «patente di matto».

Altri e più nobili intenti sono quelli di un altro gruppo ciclistico, arrivato in Trentino dalla Sardegna. Dal mare di Cagliari alle Dolomiti e poi su fino a Capo Nord. Del resto, quando Babbo Natale chiama è impossibile resistergli. Ecco il vero motivo raccontato dal capogruppo, Michele Marongiu: «Siamo ambasciatori sardi della mobilità sostenibile e vogliamo compiere questa impresa per sostenere e far conoscere tutto ciò che la sede cagliaritana della Federazione italiana ambiente e bicicletta sta facendo per la nostra città». Prima motivazione.