«Ci sono tanti ragazzi e ragazze ciechi, sordi o con altre disabilità, a cui nessuno ha mai detto che possono essere bravi in uno sport: vado alle paralimpiadi per dimostrare che anche con delle disabilità si possono fare grandi cose». Matilde Lauria è una delle due judoka italiane qualificate per i Giochi di Tokyo e per lei la partecipazione ha un significato che va ben oltre il risultato finale.
Matilde Lauria, napoletana, 56 anni, è ipovedente dalla nascita. A 26 anni le hanno diagnosticato una degenerazione genetica dei nervi ottici. A 31 anni ha perso l’uso dell’occhio destro, qualche anno dopo il sinistro. «Dall’occhio sinistro – dice a Linkiesta – percepisco ancora la luce, ma i medici dicono che è solo un ricordo della mia mente»
Per lei essere un modello, un esempio da seguire per altre persone con la sua disabilità, è più importante di un podio e una medaglia. «In queste gare c’è più di una vittoria in palio: una persona sordocieca difficilmente trova supporto nelle palestre, pochi sono disposti a lavorare con chi, come me, ha la doppia disabilità visiva e uditiva», dice Matilde, che si reputa fortunata ad aver sempre avuto al suo fianco qualcuno in grado di darle la giusta carica, qualcuno che le permettesse di sognare in grande.
«Prima mio padre, poi i miei tre figli, e una quindicina di anni fa ho incontrato il mio maestro, Gennaro Muscariello, che senza battere ciglio mi ha detto che sarei potuta arrivare a gareggiare ai Mondiali. E così è stato», racconta, ricordando le vittorie dei campionati italiani, un quarto posto europeo, un quinto posto mondiale
La judoka napoletana arriva a Tokyo da 19esima del ranking, la seconda nella categoria B1, cioè «un atleta che non percepisce la luce in nessuno dei due occhi o che la percepisce ma non è in grado di riconoscere la forma di una mano», secondo l’International Sport Blind Association.
Solo 6 anni fa Matilde Lauria è entrata nel circuito Fispic – Federazione italiana sport paralimpici per ipovedenti e ciechi –, prima gareggiava con gli atleti della Fijlkam.
Le sue avversarie rientrano nelle categorie B2 e B3 – ipovedenti – e quando combatte, Matilde non può usufruire dell’apparecchio acustico che normalmente collega all’orecchio sinistro per sentire: è l’unica cieca e sorda nel judo alle paralimpiadi.
«La parte difficile è che quando sono lì posso orientarmi solo con le percezioni, il movimento dei piedi, il peso dell’avversaria. E nel frattempo devo anche pensare a cosa fare per vincere, tutto in una manciata di secondi al massimo», dice.
Linkiesta ha incontrato Matilde Lauria prima della sua partenza di Tokyo: lei dice di sentire un po’ di pressione perché è la manifestazione più importante di tutte, «ma fisicamente mi sento molto bene» nonostante l’ultimo anno e mezzo abbia portato con sé diverse complicazioni, anche per gli allenamenti.
«Durante il primo lockdown è stato più difficile perché facevo allenamenti specifici con dei video al computer, ma non è come un allenamento vero e proprio. Le cose sono cambiate quando abbiamo potuto fare allenamento all’aperto: con l’aiuto del mio maestro di equitazione (pratica praticamente qualsiasi disciplina, e fa gare ad alto livello anche di scherma e ping pong, ndr) ho mantenuto quanto meno la forma fisica. Poi quando abbiamo potuto usare la nostra palestra di judo, negli spazi aperti, siamo ripartiti anche se non a pieno regime», dice la judoka napoletana.
La delegazione azzurra di judo è molto ristretta, le atlete sono solo due: con Matilde Lauria c’è solo Carolina Costa, e saranno accompagnate a Tokyo da un gruppetto della federazione. Non è possibile, per motivi sanitari, portare familiari o altre persone, proprio come alle Olimpiadi.
Le paralimpiadi saranno l’ultimo evento, in ordine di tempo, di una straordinaria estate per lo sport italiano. «Il nostro obiettivo – ha commentato il presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli, tramite i canali ufficiali del Cip – è continuare a entusiasmare gli italiani con le storie e con le prestazioni sportive di questi fantastici atleti e confermare, con i risultati, il percorso di crescita del movimento paralimpico, divenuto ormai un punto di riferimento in Italia e nel mondo».