La denuncia di una caregiver, obbligo vaccinale per gli Oss, nelle strutture

Per gli operatorio socio-sanitari che prestano assistenza domiciliare non è previsto l’obbligo. Irene Gironi Carnevale: “Persone non fragili, ma fragilissime, esposte a un rischio altissimo di contagio. E la regione Lazio non finanzia più i tamponi gratuiti per le cooperative”. Improta: “Situazione paradossale”

ROMA – L’assistenza domiciliare è ancora l’ultima ruota del carro: per quanto si dica che la casa dovrà essere, sempre di più, il principale e privilegiato “luogo di cura” nella sanità del futuro, tuttavia le attenzioni e le tutele continuano ad essere del tutto inadeguate. E proprio la casa è, ancora oggi, il luogo meno protetto e “coccolato” dalle istituzioni. Lo dimostra il fatto che le persone con gravi disabilità o patologie che vivono e sono assistite in casa non hanno la garanzia, oggi, di poter contare su professionisti vaccinati. Se l’obbligo è infatti scattato per il personale delle Rsa e nelle strutture residenziali assistenziali, infatti, questo non riguarda invece gli operatori dell’assistenza domiciliare.

Lo fa notare, con rammarico e preoccupazione, Irene Gironi Carnevale, mamma e caregiver a tempo pieno: “Per gli Oss che non lavorano all’interno delle Rsa non c’è obbligo vaccinale: sono coloro che vengono nelle nostre case per assistere le persone disabili che hanno diritto all’assistenza domiciliare. Tra le persone con disabilità ce ne sono molte che hanno situazioni di grande fragilità sanitaria, immunodepressi, persone con più di una patologia grave, molti allettati, alimentati tramite Peg, alcuni necessitano di un’assistenza h24. Quindi queste persone non fragili, ma fragilissime, sono esposte a un rischio altissimo di contagio se l’operatore non è vaccinato – osserva Gironi Carnevale – ma anche se lo è si preferisce controllare la situazione con tamponi periodici”.

E qui subentra un altro problema: il finanziamento dei tamponi gratuiti per le cooperative, che la Regione Lazio ha interrotto, dopo aver garantito un test gratis mensile per gli operatori vaccinati e non vaccinati. “Da questo mese il finanziamento non c’è più – riferisce Gironi Carnevale – e le cooperative in ordine sparso decidono se finanziare o meno di tasca loro i tamponi. Io credo che questa sia una cosa pericolosissima e ingiusta – afferma – Tutto il Paese discute se vanno pagati o meno i tamponi ai no vax, ci sono politici che si battono per la gratuità verso chi sceglie deliberatamente di non vaccinarsi, mentre per persone veramente fragili e bisognose si chiudono i rubinetti?”.

Il pensiero va quindi alle prossime elezioni amministrative: “Mai come in questi giorni di campagna elettorale sento le parole ‘disabili’, ‘famiglie con disabili’, ‘solidarietà e sostegno per la disabilità’, in bocca a politici navigati e improvvisati a caccia di voti e sono disgustata, e intanto penso al silenzio e all’indifferenza pluriennale sul tema, alle non risposte, ai provvedimenti meschini e mortificanti, al nostro dover elemosinare diritti sanciti dalla Costituzione. Il fatto che non ci sia obbligo di vaccino per gli Oss che frequentano le nostre case – conclude – è ancora una volta una chiara mancanza di attenzione per una categoria priva di quel potere ‘contrattuale’ ormai necessario per essere presi in considerazione come cittadini”.

Indignata e delusa anche Elena Improta, un’altra mamma caregiver e attivista per i diritti delle persone con disabilità: “La storia si ripete, ricominciamo con ragionamenti che ghettizzano ancora una volta le famiglie. Si parla di deistituzionalizzazione, di cura e di caregiver, ma poi di fatto accade che le nostre famiglie, come gli enti gestori dell’assistenza domiciliare o le cosiddette strutture familiari, come le case famiglia previste dalla legge 112, debbano o licenziare il personale no-vax, oppure assumere Oss, ma anche educatori professionali o psicologi, che non vogliono vaccinarsi e non possono essere obbligati a farlo. È una situazione paradossale, in cui viene a mancare una tutela, come se non si andasse di pari passo con una nuova visione che invece cerca di farsi avanti. Se l’interesse fosse davvero quello di tutelare le persone, non dovrebbe esserci questa diversità di regole e di obbligatorietà”, conclude.